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La balbuzie cosa è e cosa fà

08/01/2020 | Balbuzie | 0 commenti

La balbuzie cosa è

L’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica la balbuzie come disturbo specifico dello sviluppo: “Un disordine del ritmo della parola nel quale il paziente sa con precisione quello che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà”.

Conosciamo tutti la balbuzie in termini generali, sappiamo che cosa è ma soltanto in base agli effetti esterni che possiamo constatare. Ma c’è ben di più da sapere se vogliamo comprendere a fondo questo argomento.

Si tratta di alterazioni della normale fluenza e della cadenza dell’eloquio, che si manifestano nell’individuo e lo accompagnano in a lungo.

Alcune tipicità linguistiche del balbuziente sono:

  • Ripetizione di suoni e sillabe.
  • Prolungamenti dei suoni delle consonanti così come delle vocali.
  • Interruzione di parole (per es. pause all’interno di una parola)
  • Blocchi udibili o silenti (pause del discorso colmate o non colmate).
  • Circonlocuzioni (sostituzioni di parole per evitare parole problematiche).
  • Parole pronunciate con eccessiva tensione fisica.
  • Ripetizione di intere parole monosillabiche (per es. “ Lo-lo-lo-lo sento”)

Non bisogna però confondere la balbuzie con il cosiddetto “cluttering”, ovvero il farfugliamento. Riportiamo una precisa definizione di questo secondo tipo di disturbo per fare chiarezza sulle differenze:

“Cluttering: si tratta di una condizione caratterizzata da rapidità e interruzione del flusso dell’eloquio, ma senza ripetizioni o esitazioni, di intensità tale da compromettere la comprensibilità del discorso. L’eloquio è irregolare e disritmico, con improvvisi scatti che abitualmente comportano difetti nella costruzione delle frasi”

Tra le altre cose la balbuzie si distingue anche perché è spesso accompagnata da movimenti involontari del corpo che sottolineano l’inceppo della fluenza.

Tic facciali o del collo, ad esempio. Si possono inoltre riscontrare frequenti embolofrasie: interiezioni ripetute come “ah… uhm…” o aggiunta di parole stereotipate, come ad esempio: “Appunto… appunto…” oppure “Cioè… cioè…”.

È bene ricordare che la balbuzie ha un’incidenza sulla popolazione italiana tra l’1 e l.3 % della popolazione adulta. Tra questi, l85% dei casi presenta i primi sintomi già in età prescolare.

Esiste una predisposizione ereditaria per quanto riguarda la balbuzie, ma il DNA non circoscrive totalmente il fenomeno. Ma adesso entriamo nello specifico dei sintomi più tipici di un balbuziente:

Nella forma tonica, la fase di contrazione si prolunga eccessivamente, per cui il paziente ha difficoltà a iniziare la parola, dicendo ad esempio “C-c-c-casa”

Nella forma clonica, il soggetto è costretto a involontarie ripetizioni di suoni e sillabe che rendono faticoso il corso dell’eloquio, dicendo ad esempio “Ca-ca-ca-sa-sa-sa”

Nella forma mista, le due forme precedenti si verificano insieme, come ad esempio “C-c-c-ca-s-s-s-sa”

Nella forma palilalica, nella quale il soggetto ripete spasmodicamente una sillaba che non ha alcuna attinenza con le parole che ha intenzione di pronunciare (Lunghi e Person, 1995)

Nella forma paralalica, si manifesta con rumori gutturali come per schiarirsi la voce, con ripetizioni di “già”, “è vero”, “sì”, “cioè” e con altri suoni, rumori e fenomeni di carattere paralinguistico, emessi sia prima della frase o durante l’eloquio, come ad esempio: “ehm”, “beh” ecc”.

Esiste inoltre una ulteriore distinzione che viene fatta tenendo conto della localizzazione anatomica degli spasmi, si parla infatti di forma “labiocoreica” quando si è in presenza di contrazioni muscolari molto fini a livello delle labbra e della lingua con conseguente difficoltà nella pronuncia di “p”, “b”, “t”, “d” e di forma “gutturo-tetanica” quando sono presenti spasmi nei muscoli faringei e difficoltà nella pronuncia di “g”, “c”, “k” (Pesci et al., 2007).

Questo tipo di  sintomatologia comporta una serie di alterazioni del discorso, quali:

  • Sostituzioni verbali;
  • Attacco brusco ed esplosivo della frase;
  • Forzata accentazione;
  • Attacco forzato nella produzione delle vocali;
  • Prolungamenti;
  • Forzata ripetizione delle consonanti sia nell’intensità che nella produzione;
  • Ripetizione di parole o sintagmi (più termini), sillabe o singoli suoni;
  • Uso di riempitivi (tipo cioè, allora, quindi, ecc.);
  • Pause vocalizzate (cioè.., vero…?, quindi…, ecc.);
  • Pause all’interno della parole o dei sintagmi;
  • Fissazioni della postura articolare della bocca, come blocchi o prolungamenti dei suoni, in particolare: su consonanti esplosive in cui è tipica la ripetizione (“P-p-p-p-pronto…”); su consonanti sibilanti (“Ssssssono stato….”) o su vocali (“Aaaaaandrò al mare”).

Altri sintomi possono essere:

  • Arresti dell’emissione verbale, spesso senza componenti di sforzo;
  • Ripetizioni di fonemi che non hanno alcuna relazione o significato rispetto alla parola che dovrebbe essere pronunciata;
  • Aggiunta di parole stereotipate.

Esistono vari sistemi e scuole di pensiero per aiutare i balbuzienti ad affrontare le difficoltà che questo disturbo presenta. La terapia cognitivo comportamentale è senza dubbio una delle più efficaci.

Il presupposto teorico di questo intervento considera la balbuzie un disturbo appreso e mantenuto secondo i principi del condizionamento classico.

Da qui l’associazione tra il dialogo e l’ansia, per paura della disapprovazione sociale. Un grande classico il genitore che ripete spesso al figlio: “Devi parlare bene, non devi sbagliare!”. Una pressione emotiva che di fatto peggiora la situazione facendo sentire l’individuo insicuro e “difettoso

A questo proposito ti consigliamo di leggere questo articolo a proposito di come comportarsi se hai un figlio balbuziente.

La paura di balbettare porta a un costante attenzione sul come si deve dire che nel soggetto balbuziente è di gran lunga più importante del cosa dire.

Si innesca così un circolo vizioso tra inceppi ed emotività che può portare soltanto al peggio: il balbuziente mentre balbetta si sente insicuro e la cosa lo fa balbettare di più, i blocchi diventano perciò più frequenti e più lunghi e questo toglie altre sicurezze… così di seguito all’infinito.

Per dare sollievo al balbuziente e per interrompere quella catena viziosa che lega l’individuo alla balbuzie, la terapia cognitivo comportamentale fonda i suoi principi su:

  • Tecniche di respirazione e tecniche di instaurazione della fluenza;
  • Rilassamento;
  • Desensibilizzazione sistematica;
  • Terapia cognitiva;
  • Training assertivo;
  • Tecniche per migliorare l’autostima (inclusa la terapia centrata sul riconoscimento, accettazione e gestione delle emozioni);
  • Trattamento dei tic, qualora siano presenti.

La balbuzie è una difficoltà non una scusa per evitare l’impegno, a scuola e nel lavoro, e la socializzazione. Una vita normale è possibile.

Bisogna saper gestire questo disturbo a cui non si può lasciare il timone della vita del balbuziente.

Vinci la balbuzie con la PNL

L’ingegneria neuro-linguistica al servizio della parola

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