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Come vedono gli altri un balbuziente

08/01/2020 | Balbuzie | 0 commenti

Come vedono gli altri un balbuziente

Il primo incontro con un balbuziente non è mai banale. Il linguaggio stentato, costruito su inceppi e ripartenze, su vocali allungate e sillabe ripetute, può costituire disagio anche per chi ascolta.

Alcuni tendono a finire le frasi al posto del disfluente, altri si sentono autorizzati a distogliere l’attenzione, altri ancora non riescono a trattenere qualche commento sarcastico.

Probabilmente molta parte della questione è legata all’ansia che si trasmette vicendevolmente tra disfluente e ascoltatore.

Il disfluente si fa travolgere dall’emotività, inizia a balbettare e leggendo la reazione impaziente dell’ascoltatore vede rincarare la dose di inceppi e disfluenze.

L’ascoltatore che osserva quell’esposizione così faticosa, stentata, difficile da intendere, contraddistinta da spasmi muscolari… si sente al centro di un fiume caotico di informazioni e per questo prova disagio. Al crescere del suo disagio vede aumentare la balbuzie dell’oratore.

Un circolo vizioso che bisogna necessariamente fermare. Come sarebbe giusto confrontarsi con un balbuziente? Qual è l’atteggiamento giusto da tenere nei suoi confronti?

Un balbuziente non è diverso da chi non balbetta. Capire il problema della balbuzie è il primo passo per farsi un’immagine precisa e realistica del nostro interlocutore.

Cominciamo con il dire che non esiste una fluenza normale, ma esistono solo diversi tipi di disfluenze. Anche chi non balbetta ha modi di esporre e pronunce scorrette, che vanno a formare il suo stile personale.

C’è ad esempio chi ha l’abitudine di ripetere più volte le ultime parole della frase precedente, chi utilizza continuamente certi avverbi, altri ripetono ossessivamente una congiunzione, molti hanno una pronuncia contraddistinta da rotacismo…

Il concetto di fluenza perfetta è da considerarsi quasi una chimera. Il linguaggio è vivo e personale, umano. Partendo da questo presupposto il balbuziente ci sembra già meno “strano”.

Il problema della balbuzie, come sappiamo, è legato a delle difficoltà motorie unite a difficoltà di tipo emotivo. Alcuni muscoli e parti del corpo non riescono a mettersi nella posizione adatta ad emettere un certo suono nei tempi previsti.

Questo inceppo, è fortemente influenzato dalla emotività del soggetto. Il balbuziente in piena serenità balbetterà poco o nulla, in condizione di stress o forte emotività faticherà ad esporre.

Con queste semplici informazioni possiamo già farci un’idea diversa del balbuziente: non è incapace di esporre e confusionario, ha solo un problema motorio unito ad una forte emotività legata a sua volta alla consapevolezza (e al terrore), del problema.

Il balbuziente, ovviamente, non ama balbettare. La sua disfluenza gli causa insicurezza e fastidio e mina alla base tutta la sua personalità. Se non gestisce al meglio il suo disturbo, tenderà ad ingigantire il problema e a farlo diventare un vero e proprio handicap invalidante.

La vita sociale, quella amorosa, lavorativa, accademica… tutte le parti della vita possono essere distrutte dall’insicurezza generata dalla balbuzie.

La comunicazione verbale è il mezzo che abbiamo per introdurci agli altri, per esporre i nostri pensieri e i nostri sentimenti più importanti. Sapere di essere mancanti proprio in questa importante capacità può essere devastante.

Il balbuziente spesso diventa ossessivo: ingigantisce il problema e chiede a sé stesso una dizione sempre perfetta, ed ogni piccolo inceppo diventa un buco nero dal quale si fa risucchiare.

Proprio questa sua mancanza di clemenza verso sé stesso, questa sua rigidità, fa sì che il piccolo inceppo diventi grande e che le cose scivolino lungo una catena di eventi volti al negativo.

Purtroppo la percezione peggiore della balbuzie non è nell’ascoltatore ma nel balbuziente stesso! Giudica il suo modo di esporre pessimo ed inizia ad odiare sé stesso.

Alla luce di queste informazioni è evidente che davanti ad un balbuziente non è cosa buona finire le frasi in cui si sblocca. Si sentirebbe sminuito.

Molto brutto anche notare, da parte del balbuziente, che l’ascoltatore si distrae o prova ansia per la sua esposizione accidentata. Incommentabili coloro che si sentono in dovere di fare ironia sulle difficoltà del balbuziente.

Un approccio ideale è quello paziente, attento, non frettoloso. Un tipo di approccio che dovrebbe essere destinato a tutte le nostre conversazioni, ma che nel mondo di oggi è davvero difficile trovare.

Parlare ad un balbuziente ad una velocità adeguata, con movimenti rotondi della bocca, può aiutare il disfluente, attraverso i neuroni specchio, a gestire meglio i propri movimenti.

In poche parole è sufficiente porre un po’ di attenzione e rispetto per il disfluente e quell’ansia che trascinava entrambi in un circolo vizioso, si trasformerà in un’amabile conversazione che darà vita ad uno splendido circolo virtuoso.

Un disfluente non è un soggetto da considerarsi malato o difettoso. Semplicemente chi ha questo tipo di disturbo solitamente è accompagnato da una sensibilità molto acuta e da un’emotività piuttosto delicata.

L’intelligenza e le capacità non vengono assolutamente intaccate da questo disturbo. Questo concetto va ribadito particolarmente ai giovani che si confrontano con questo problema.

La balbuzie non può essere un alibi. Purtroppo molti ragazzi utilizzano la disfluenza come pretesto per porre poca attenzione in classe, non fare i compiti, e in generale non impegnarsi a fondo nelle attività che svolgono.

Eppure è pieno il mondo di disfluenti di successo!

Alcuni nomi di disfluenti famosi? Giulio Cesare, Virgilio, Charles Darwin, Isaac Newton, Alessandro Manzoni, Italo Calvino, Woody Allen, Bruce Willis, Demi Moore, Julia Roberts, Marilyn Monroe…

A questo proposito puoi leggere l’articolo che abbiamo scritto a proposito dei balbuzienti famosi cliccando qui.

Vinci la balbuzie con la PNL

L’ingegneria neuro-linguistica al servizio della parola

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