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Balbuzie: il vero mostro il feedback

08/01/2020 | Balbuzie | 0 commenti

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La balbuzie oltre ad un problema meccanico e di coordinazione, porta con sé diversi disturbi ad essa collegati. Disturbi che l’amplificano e che la rendono persistente.

Parliamo di quei disturbi psicologici che originano dalla disfluenza e che fungono da legna da ardere per la locomotiva a vapore chiamata balbuzie.

Ansia, fobie varie, forme di evitamento, forme di depressione, insicurezze varie… c’è un grande elenco da cui poter scegliere.

Il mostro più grande che attanaglia i balbuzienti, soprattutto in giovane età, e che dà poi origine a forme di insicurezza che possono evolvere in negativo fino a forme depressive gravi, è il feedback!

Che cosa è il feedback?

E’ un termine inglese formato da due parole “feed” e “back”. La prima indica il nutrimento, la seconda significa “dietro”. Una sorta di “retroalimentazione”.

Cosa si intende per “retroalimentazione”? Lo scopriremo analizzando il caso specifico dei balbuzienti. La consapevolezza della balbuzie va a costituire nella mente profonda del balbuziente, una sorta di memoria negativa.

Un sentimento negativo che accompagna i blocchi e le evitazioni, e che fa vivere al balbuziente un senso di sconfitta. Ogni inceppo, ogni blocco, viene vissuto in maniera piuttosto drammatica.

Ognuno di questi ricordi negativi va ad alimentare la tensione emotiva che il balbuziente vive prima e durante i blocchi. Ovviamente questa tensione va ad inficiare la “prestazione verbale” del soggetto. Tutto ciò abbassa notevolmente l’autostima della persona che soffre a causa della balbuzie.

Ecco cosa sono i “feedback”! Possiamo dire che è la memoria dei “fallimenti” passati, che alimenta i “fallimenti attuali”, e spinge il soggetto ad evitare i “fallimenti” futuri.
Un tipo di nutrimento negativo che affossa del tutto la positività ed il coraggio del balbuziente.

Anche negli sport si tende a scoraggiare questo tipo di pensiero. Si lavora duramente per eliminare il ricordo pesante di prestazioni andate male, in modo che esso non influisca nelle prestazioni future.

Già nella saggezza popolare si usava dire che una volta caduti da cavallo è necessario rimontarci, immediatamente! Questa necessità è dovuta al feedback!
Se lasciamo che il nostro pensiero si nutra delle negatività legate alla caduta, alla prossima cavalcata saremo terrorizzati. Se si risale immediatamente a cavallo potremo cancellare questa memoria negativa e sostituirla con ricordi positivi.

E’ obbligatorio far sì che il ricordo di una prestazione negativa, in questo caso, parlare in pubblico, non si radichi nel nostro cervello a tal punto da diventare condizionante per le prestazioni successive. Si chiama “ansia da prestazione”.

Il nostro cervello

Purtroppo il nostro cervello è strutturato per memorizzare meglio gli eventi negativi. E’ una priorità legata alla evoluzione umana: è più importante ricordarsi che il fuoco brucia anziché avere memoria della sensazione di freschezza che può darci una camminata a piedi nudi sull’erba.

Dal punto di vista evolutivo, l’informazione più importante è quella che preserva la nostra vita (e quindi la nostra specie), e ci fa evitare di esporci in maniera troppo disinvolta al fuoco.
Alla stessa maniera, il nostro cervello, anche ai giorni nostri, tende a registrare in maniera più netta gli eventi negativi: le sconfitte, le umiliazioni, i pericoli, i momenti di sconforto.

Per questo motivo un balbuziente è spesso soggetto agli attacchi di questo gigantesco mostro che gli abita dentro: la memoria negativa, il feedback.

Ad esempio: un manager con una leggera balbuzie durante un discorso importante sul luogo di lavoro, al primo blocco della sua fluenza, potrebbe sentire richiamare dentro di sé tutto il disagio provato nell’adolescenza a scuola, le umiliazioni, i momenti in cui non riusciva a sbloccarsi, gli sguardi imbarazzati dei compagni…

Questo tipo di memoria negativa ovviamente amplificherebbe la leggera balbuzie e renderebbe difficile sbloccarsi. Il nostro manager a questo punto dovrebbe avere imparato trucchi psicologici e di respirazione, in grado di ridargli il controllo della situazione.

Togliere potere alla fase inconscia e ridare controllo alla fase conscia. Non è facile essere sempre pronto a reagire in maniera positiva a queste difficoltà, per questo bisogna allenarsi continuamente.

Un balbuziente può davvero raggiungere una scioltezza discorsiva quasi impeccabile, a patto che si dedichi con impegno ad allenarsi sia a livello meccanico sia a livello psicologico.

A riprova di ciò è curioso notare come due tra i più grandi oratori della storia fossero balbuzienti: Demostene e Cicerone.
A questo proposito, puoi approfondire questa tematica, leggendo l’articolo balbuzienti famosi, in cui si parla di una serie di personaggi famosi che hanno saputo fare i conti con il loro disagio ed hanno conseguito successo in carriere che potrebbero sembrare non adatte ad un balbuziente.

Che cosa sono la mappa e il territorio?

Una delle pratiche più efficaci che aiutano a gestire i feedback negativi e ad interrompere quel circolo vizioso di alimentazione negativa di cui abbiamo parlato, è sicuramente la PNL.
La Programmazione Neuro Linguistica distingue molto bene due concetti: mappa e territorio.

La mappa é la percezione che ognuno di noi ha del mondo. La rappresentazione mentale che ha di tutto quello che lo circonda. Il territorio invece, è la realtà oggettiva.

La mappa a differenza della realtà, può essere cambiata. Proprio come una cartina che può essere adeguata e corretta con facilità. Perché la mappa non è il territorio, lo rappresenta ma non è la stessa cosa.

Da questo la PNL si prefigge di sviluppare abitudini e reazioni in grado di generare successo andando a sostituire i comportamenti che invece condizionavano negativamente la vita del soggetto.

Andare a sostituire le parti del nostro pensiero nocive, acquisite chissà quando, con automatismi mentali più funzionali.
Nello specifico: andando a sostituire i feedback negativi con considerazioni e riflessioni più oggettive. Con pensieri più utili. Ridando colori diversi a quella memoria negativa che ci vorrebbe condizionare anche il futuro.

In questo modo, i blocchi che il nostro manager ipotetico ha vissuto nell’adolescenza, che lui ha interpretato come umiliazioni, con la PNL possono essere ricondotti ad una visione più realistica e meno drammatica.

Si sostituisce un feedback negativo con un feedback positivo, o per lo meno neutro. Questo lavoro depotenzia fortemente la catena di negatività, rendendo il balbuziente più consapevole, più sicuro di sé e di conseguenza meno balbuziente.

E’ un lavoro piuttosto duro perché avviene dentro di sé, nella propria intimità. Ha a che fare con la consapevolezza di sé, con il mantenere una visione degli eventi più razionale e meno caratterizzata da impressioni ed impulsi.

E’ una crescita importante a livello personale. Per questo molti balbuzienti sono persone estremamente sensibili e più consapevoli della media dei “normofluenti”.

Chi riesce a battere il mostro diventa più forte.

Vinci la balbuzie con la PNL

L’ingegneria neuro-linguistica al servizio della parola

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